Come raccontare figure nevralgiche ma da sempre ai margini della storia dell'arte, come i galleristi? Come svelarne strategie e ruoli all'interno di un sistema, ancora tutto da svelare nelle sue relazioni?
Art Around ripercorre il lungo viaggio di alcuni di questi registi nell'ombra, associando le storie di maestri italiani, ancora tutti da valorizzare. E lo fa con un magazine dedicato, edito da Martini Studio d'Arte, casa d'aste bresciana, votata al contemporaneo, che sceglie di ridare voce e centralità a queste storie, finora note a piè pagina della grande storia.
A condurci nel viaggio, testi e foto inedite, un patrimonio condiviso dalla generosità degli archivi di famiglia, miniere per gli storici. Il primo appuntamento è con Ettore Gian Ferrari, gallerista milanese di vocazione intellettuale, sensibile alla più composta classicità di Novecento italiano. Apripista nell'esprimere tutta la complessità di ruolo e di regia del gallerista all’interno del sistema dell’arte.
Chi nella memoria ripercorra la strada, slanci e polemiche, sorprese e delusioni, dell’arte italiana contemporanea, per un gran tratto, sarà accompagnato dal sorriso di Ettore Gian Ferrari, uscito dalle sale della sua galleria, nelle diverse ubicazioni attraverso il tempo: via Clerici, via Filodrammatici, via Gesù.
Correva il 1990 quando il critico d'arte Alberico Sala ricordava così, sulle pagine del Corriere della Sera, l'amico Ettore Gian Ferrari, a distanza di otto anni dalla sua scomparsa.
Un intellettuale dalla spiccata sensibilità per le arti, dalla pittura alla musica al teatro d’avanguardia. Un promotore culturale, da giovanissimo fondatore del Teatro nuovo sperimentale all’Arcimboldi, paroliere, curatore di progetti all’avanguardia. Poi gallerista, dal 1936, affermandosi da subito come sostenitore di una figurazione novecentista e di un espressionismo soprattutto italiano. Ruolo che ha saputo interpretare con consapevolezza critica, come perno strutturale di un sistema. Le stanze dell’arte della Galleria Gian Ferrari diventano presto non solo luoghi d’esposizione ma di rivelazione.
Fuori dalle sale della sua galleria, Ettore Gian Ferrari per trent’anni è alla guida dell’ufficio vendite alla Biennale di Venezia, e ricopre il ruolo di presidente del Sindacato Nazionale Mercanti d’Arte Moderna. Così può impegnarsi in una strenua lotta contro i falsi che culminano in atti clamorosi come il rogo dei falsi Sironi (1969) e la mostra dei falsi Martini (1979). D’animo pacato, era capace di “furie fredde e selvagge” quando sentiva parlare di opere false e contraffatte.
È sempre Sala a descrivere il gallerista milanese come
uomo amabile e inflessibile, amico dell'arte e degli artisti, difensore strenuo della correttezza, contro falsari e speculatori, venditori di fumo e furbacchioni.
La galleria, tra pittura e scultura, prosegue la sua attività fino al 1982 sotto la direzione di Ettore Gian Ferrari. È la figlia Claudia, collezionista e storica dell’arte, a prendere le redini della galleria con la scomparsa del padre.
Per approfondire la storia della galleria Gian Ferrari visita il sito di Martini Studio d’Arte, di cui Art Around cura i contenuti del Magazine, fornendo approfondimenti mirati e prospettive uniche su maestri ancora da valorizzare dell’arte italiana e i grandi galleristi che li hanno sostenuti.
Per tutte le immagini si ringrazia l'Archivio della Famiglia Gian Ferrari.
Nella foto in alto, Ettore Gian Ferrari con Giorgio Mascherpa e ospiti.
Nelle altre immagini si incontra Ettore Gian Ferrari in compagnia della moglie, Alba Bortolotti, e delle figlie, Grazia e Claudia; intrattenersi con artisti e giornalisti; in occasione delle inaugurazioni delle mostre nelle diverse sedi della Galleria. Alcuni scatti raccontano della mostra Arturo Martini: autentici e falsi a confronto, organizzata nella sede di via Gesù 19 nel 1979. Tra le immagini d'archivio, anche quelle che ritraggono Claudia Gian Ferrari nelle sale della sua galleria in via Fiori Scuri, insieme ad amici e artisti, come Francesco Tabusso.
